L'arte di essere pazienti by Dalai Lama

L'arte di essere pazienti by Dalai Lama

autore:Dalai Lama
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: BEAT
pubblicato: 1998-11-14T23:00:00+00:00


Terza giornata

Prima seduta

Shantideva spiega poi come possiamo comportarci quando odio e ira sorgono perché qualcuno sta distruggendo qualcosa che ci appartiene. Fino a qui ha trattato del danno e dell'offesa fisica inflitti alla persona; d'ora innanzi, si occuperà delle azioni che riguardano qualcosa che è «mio».

(64) Anche se altri diffamassero o persino distruggessero

immagini sacre, reliquiari e il sacro dharma,

è erroneo che io mi arrabbi

perché i Buddha non potranno mai essere oltraggiati.

Nella strofa 64, Shantideva parla di come un buddhista possa cercare di giustificare la propria ira e il proprio odio nei confronti di chi distrugge immagini del Buddha o compie azioni sacrileghe come distruggere reliquiari, immagini sacre e così via, che hanno enorme valore per un buddhista. Si potrebbe cercare di giustificare lo sviluppo dell'odio nei confronti di chi oltraggia tali oggetti con l'amore per il dharma. Shantideva però afferma che non è questa la risposta giusta, giacché in realtà si reagisce in quanto si è incapaci di sopportare il gesto. Ma gli oggetti sacri non possono essere danneggiati.

(65) Dovrei evitare di generare ira nei confronti di coloro

che offendono i miei maestri spirituali, parenti e amici,

invece dovrei vedere, come mostrato prima,

come tutto ciò è cagionato da condizioni.

Nella strofa 65 Shantideva afferma che nemmeno sviluppare odio nei confronti di chi offende i propri maestri spirituali, parenti o amici è un comportamento appropriato, perché anche stavolta il danno inflitto a queste persone è in parte dovuto alle azioni karmiche che loro medesime hanno compiuto in passato, e in alcuni casi vanno considerate anche le condizioni circostanziali. Se qualcuno danneggia l'amico di un individuo, forse è stato spinto dal comportamento di quell'amico, alcuni suoi gesti possono aver condotto la persona a fargli del male. Sono tutti fattori da prendere in considerazione senza provare ira.

(66) Poiché creature dotate di corpo vengono ferite

sia da esseri viventi sia da oggetti senza vita,

perché provare rancore solo nei confronti dei primi?

Pazientemente dovrei accettare ogni danno.

Nella strofa 66, Shantideva riflette sul fatto che, come detto in precedenza, sia gli esseri viventi sia gli oggetti senza vita possono essere causa di danno e offesa. Ma qual è il motivo per cui scegliamo gli esseri viventi, li riteniamo responsabili e serbiamo rancore nei loro confronti?

(67) Se un individuo sbaglia per ignoranza,

e un altro per ignoranza si adira (con lui),

quale dei due è colpevole?

Chi è senza colpa?

Qui mostra la simmetria tra i versanti: quando qualcuno nuoce a qualcun altro o a uno dei suoi amici agisce principalmente per ignoranza delle conseguenze del suo gesto. Ma se uno fosse sul punto di perdere la pazienza nei confronti del primo, svilupperebbe nuovamente ira per ignoranza. Ci sarebbe quindi una sorta di simmetria tra i due atti: e se così fosse, chi starebbe sbagliando? Chi ha ragione e chi ha torto? Colui che causa il danno e colui che si adira sono nello stesso piano.

(68) Perché precedentemente ho commesso quegli atti

a causa dei quali ora altri mi danneggiano?

Poiché tutto è collegato alle mie azioni,

perché dovrei provare rancore nei confronti di codesti (nemici)?

In questa strofa, Shantideva



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